Il welfare generativo: uno strumento trasformativo e di cittadinanza attiva
Nel diciottesimo episodio del podcast “Intraprendenti. Storie di chi, nel Terzo Settore, genera futuro” scopriamo le potenzialità del welfare generativo: uno strumento trasformativo e di cittadinanza attiva. Ne parliamo con Samantha Lentini, Presidente dell’associazione La Rotonda e Cristina De Luca, Presidente CSV Lazio e Vicepresidente Fondazione Italia Sociale.
Per Samantha non è stato semplice scoprire la propria strada e accogliere il progetto che il destino le riservava. Da bambina sognava di diventare ballerina, ma il mondo intorno a lei le diceva che non era abbastanza, che non era adeguata a quella carriera. Per questo aveva paura della disabilità. Temeva di riconoscere nelle fragilità altrui le proprie. Ma ad un certo punto ha scelto di andare oltre. Decide di fare volontariato in un centro disabili. Il contatto con le “imperfezioni” le cambia la vita e sceglie di diventare educatrice. La paura se n’è andata con la forza della fede. Samantha si affida a un progetto più grande di lei e si sente pronta a trasformare i propri progetti di vita.
Un altro incontro fortunato, infatti, l’attende nel suo cammino, quello con Don Paolo dell’associazione La Rotonda a Baranzate, nella periferia di Milano. Un quartiere complesso, multietnico e di vite faticose. Samantha amplia le proprie conoscenze e lì progetta la sartoria sociale, il dopo scuola, l’emporio, l’housing sociale… In quel quartiere difficile Samantha fa risplendere la sua essenza e quella delle persone che lo abitano, trasformando la fragilità in potenzialità.
Le attività de La Rotonda
La Rotonda è un’associazione nata nel 2010 a Baranzate, su impulso della Parrocchia Sant’Arialdo e in particolare del parroco, Don Paolo Steffano, per promuovere iniziative a carattere sociale, educativo, formativo e lavorativo. La Rotonda è “un microcosmo”, come lo definisce Samantha Lentini, oggi Presidente dell’associazione. È un motore che rigenera la comunità attivando le risorse presenti al suo interno e facendole uscire dallo stato di bisogno. Realizza progetti di autonomia che contrastano la povertà e valorizzano il capitale umano, dalla formazione lavorativa all’insegnamento della lingua italiana per gli stranieri, dall’educazione all’housing sociale.
Terzo Settore: competenza, visione, innovazione
Il Terzo Settore è portatore di conoscenze e competenze specifiche, cui altri rami dell’economia e del vivere civile guardano per attingere nuove risorse e stimoli. Un sapere, che si impara sui libri ma soprattutto nella vita vera e attraverso le esperienze quotidiane vissute. “Non è un lavoro full time il mio” sostiene Samantha “ma full life”.
Ciò che in particolare caratterizza il Terzo Settore è la capacità di visione, di individuare le innovazioni che poi diventeranno asset strategici condivisi, ad esempio le comunità energetiche, l’investimento sulla personale, il valore della responsabilità sociale per le imprese e l’opportunità di incidere nella comunità in cui operano.
La coprogettazione: una risorsa da esplorare per avviare percorsi di welfare generativo
Anche il rapporto tra Terzo Settore e Pubblica Amministrazione è in una fase di profondo rinnovamento. Nonostante il principio di sussidiarietà vi è stata a lungo una subalternità rispetto il Pubblico. Negli ultimi tempi però, da una dinamica di mutua convenienza, sostiene Cristina De Luca, Presidente CSV Lazio e Vicepresidente di Fondazione Italia Sociale, siamo passati ad un dialogo più consapevole delle reciproche specificità e delle potenziali sinergie. Relazioni di condivisione che possono tradursi nello strumento della coprogettazione. L’innovazione, le competenze, la capacità d’intervento e di presenza articolata sul territorio di cui il Terzo Settore è portatore, può essere condivisa con i vari soggetti pubblici e, nel rispetto delle differenze e delle diverse responsabilità, è possibile realizzare insieme progetti di welfare generativo.
Il welfare generativo: uno strumento trasformativo e di cittadinanza attiva
In questi ultimi anni la nostra società si è trasformata profondamente e così anche il sistema del welfare. È oggi difficile dare risposte globali, perché il mondo di oggi è più complesso. Si devono ripensare i servizi e le modalità di erogazione. Anche il volontariato è mutato, specie per i giovani, che non possono più garantire un impegno a lungo termine e preferiscono attivarsi saltuariamente e per iniziative specifiche. Dunque, è necessario trovare anche nuove modalità di coinvolgimento.
L’obiettivo dev’essere l’implementazione di un welfare generativo, che attraverso le azioni rigenera le comunità, che costruisce percorsi virtuosi, favorisce una crescita dei territori in cui opera, che sa ideare nuove modalità in cui declinarsi, che valuta la propria efficacia sull’impatto determinato dalle proprie azioni. Un welfare generativo produce una sorta di economia circolare, un movimento virtuoso che non solo sa dare risposte ai bisogni ma che fa crescere la società nel suo complesso.
Per fare questo, si deve investire sui giovani, sostiene Cristina De Luca, per far capire loro quanto è importante un esercizio di cittadinanza e civismo e attivare la collaborazione tra generazioni.
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