Nutrire le persone coltivando relazioni: l’esperienza di ORTO
Dalla terra alle persone. O.R.T.O è una cooperativa agricola sociale impegnata nella creazione di produzioni etiche ad alto impatto alimentare e sociale.
All’inizio non c’era un progetto d’impresa ma solo la volontà di creare una connessione tra uomo e natura. “Quando mi sono trasferito a Viterbo i miei figli erano adolescenti. C’era un alto tasso di abbandono scolastico e gli amici dei miei ragazzi stavano a bighellonare in strada. È per loro che mi sono presentato in Comune…” racconta Marco Di Fulvio, oggi presidente di O.R.T.O, allora outsider del mondo nonprofit. L’esperienza maturata come professionista nell’industria farmaceutica e nella medicina naturale danno a Marco un punto di partenza: prendersi cura della terra fa bene all’uomo. “Era il 2014 quando mi sono proposto in Comune con un progetto di avvicinamento all’agricoltura per sviluppare l’autoimprenditorialità delle persone. Ho chiesto la messa a disposizione di terreni ed è così che siamo partiti!”.
Lo sviluppo di ORTO
L’associazione nasce con l’intenzione di recuperare la tradizione rurale per tutelare la biodiversità e promuovere una produzione alimentare sana ed equilibrata. A Viterbo la voce circola e il nucleo associativo prende forma in fretta. O.R.T.O inizia a muovere i primi passi insieme a coloro che stavano ancora subendo la crisi del 2008: disoccupati e giovani. Seminare, coltivare, potare e lavorare per la comunità: “Abbiamo bonificato delle aree per farle diventare terra per le scuole, ci siamo presi cura dell’uliveto comunale, abbiamo fatto rifiorire le aiuole…” Marco crede nella forza della rete per questo non perde occasione per far incontrare mondi. Come quando la farina macinata a pietra diventa un progetto di educazione alimentare a cui collaborano anche l’Università della Tuscia, genetisti esperti sui grani antichi e ricercatori del CNR.
Poi una chiamata dal carcere cambia le cose!
La cooperativa sociale ORTO
All’interno del carcere di Viterbo c’era una tenuta di ulivi, due serre, del terreno seminativo… come rendere produttivo tutto questo? Marco pensa a un progetto collaborativo e nel 2017 nasce Semi Liberi, un’esperienza formativa ed esperienziale realizzata insieme a 20 detenuti impegnati nella produzione di germogli freschi ad uso alimentare. “Abbiamo scelto di creare prodotti salutari, di nicchia, da vendere nel mercato” testimonia Marco. Dai germogli ad alto valore nutrizionale ai piccoli frutti, melagrane, micro-ortaggi, olio e piante officinali e aromatiche. Prodotti freschi, essiccati, vivaismo e trasformati: O.R.T.O cresce insieme alle sue attività e diventa una cooperativa sociale agricola che impiega 11 soci di cui 3 detenuti. “Il beneficio che portiamo ai detenuti non è solo l’estensione dell’ora d’aria. Imparano un mestiere, vivono in gruppo, coltivano la socialità e il rispetto tra le persone. Fanno esperienza di team building sempre!” ammette Marco.
Un’impresa collettiva
Contaminare e sorprendere, questi sono da sempre gli obiettivi della cooperativa. “Essere un outsider per me è stato un vantaggio perché ha mosso la voglia di arrivare alla fascia delle persone più inconsapevoli” racconta Marco. Ecco perchè la cooperativa va Oltre l’O.R.T.O e si impegna a realizzare un impatto sociale frutto di un’azione imprenditoriale collettiva. Lo fa attraverso il lavoro dentro e fuori dal carcere che genera opportunità di inclusione a chi vive situazioni di fragilità ma anche creando un sistema produttivo sostenibile in cui la cooperativa si mette in rete con istituzioni, imprese e cittadini. Uscire, sensibilizzare e stimolare l’attenzione verso filiere di consumo etiche e consapevoli fanno parte della missione di O.R.T.O!
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