Il volontariato e i sorrisi che curano l’anima
Nel ventesimo episodio del podcast “Intraprendenti. Storie di chi, nel Terzo Settore, genera futuro” parliamo di volontariato, con Claudio Scarmagnani, presidente dell’Associazione Progetto Sorriso e con Marco Lucchini, Segretario Generale della Fondazione Banco Alimentare ONLUS.
È possibile dare un senso al dolore? Claudio non lo sa, ma con il tempo scopre che le sue ferite possono asciugare le lacrime altrui con un sorriso. E così il dolore si trasforma e diventa speranza.
Insieme ad altre famiglie, che come lui hanno vissuto la perdita un figlio per malattia, decide di dar vita all’Associazione Progetto Sorriso. L’obiettivo è aiutare a rendere efficienti i reparti pediatrici veronesi di Borgo Roma e Borgo Trento e le cure efficaci. Per farlo bisogna tornare in un luogo pieno di ricordi difficili da affrontare. Gli ospedali. Ma lì ci sono i bambini, le loro famiglie, il loro dolore. E Claudio sa che serve gioia per nutrire la speranza.
E così, oltre ad attrezzature mediche, giocattoli per bambini, materiali per i reparti pediatrici… tra le corsie si muove una squadra di volontari con il naso rosso e la bocca che ride. Sono i clown dottori. La comicoterapia diviene il mezzo per entrare in contatto con il dolore facendo spuntare un sorriso. Aiutare la guarigione nutrendo la fantasia di quei pazienti. Che prima di essere malati sono innanzitutto bambini.
L’associazione di volontariato Progetto Sorriso
Progetto Sorriso è un’organizzazione di volontariato nata nel 1996 su iniziativa di un gruppo di genitori che hanno vissuto l’esperienza di un figlio affetto da grave malattia. Nel nome è già inscritto il suo obiettivo: ridare il sorriso ai bambini affetti da patologie gravi e alle loro famiglie.
“La prima cosa è stata rendere più agevole l’assistenza delle mamme durante le giornate di ricovero – racconta Claudio Scarmagnani, presidente dell’Associazione – poi ci siamo occupati di ciò che ruota attorno alla degenza: giocattoli, comfort, attrezzature mediche, anche aiuti economici”. Interventi che hanno migliorato la qualità di vita dei bambini e delle loro famiglie. Ma le persone quando soffrono hanno bisogno di avere accanto altre persone. Di non sentirsi sole. Così è iniziato il percorso di comicoterapia, che alleggerisce lo spirito e combatte la solitudine.
I volontari vengono formati ad entrare in contatto con situazioni molto delicate, a comprendere l’emotività dei bambini e delle loro famiglie, ma anche a proteggere il loro equilibrio emotivo. Partecipano professionisti e persone comuni, spinte da ragioni di fede, dalla voglia di fare qualcosa di bello per gli altri ma soprattutto per migliorare loro stessi e mettere a disposizione questo arricchimento.
Il volontariato in Italia
Marco Lucchini, Segretario Generale della Fondazione Banco Alimentare ONLUS, spiega che il volontariato in Italia è storicamente solido e sviluppato, ma solo da poco tempo ha imparato a rappresentarsi con dei numeri.
Gli ultimi dati Istat disponibili, aggiornati al 31.12.2024, rilevano nelle istituzioni non profit la presenza di:
- 4.616.915 volontari totali
- Maggioranza maschile (2.690.756 maschi, 1.926.159 femmine)
- Prevalenza in nord Italia (2.602.010 al Nord, 1.078.707 al Centro, 631.553 al Sud e 304.646 nelle Isole)
I censimenti permettono inoltre di distinguere tra un volontariato formale e quello informale. Il primo individua l’appartenenza a un’organizzazione, cui si sceglie di dedicare il proprio tempo e solitamente coinvolge le persone più mature (65-74 anni). La categoria informale invece è tipica dei giovani.
Mentre il volontariato formale coinvolge soprattutto uomini, in realtà sono le donne che dedicano più tempo al volontariato ma in una dimensione informale, che va dall’aiuto alla propria comunità, a parenti, amici, parrocchie, senza che ci sia un legame stabilito con un’istituzione specifica.
Il volontariato registra una maggiore presenza in Nord Italia rispetto al Sud, anche perché il volontariato viene solitamente praticato da persone che hanno uno status economico solido, più comune nel settentrione. Di contro le imprese sociali si stanno sviluppando soprattutto al Sud, perché considerate anche una possibile fonte di reddito.
Il Covid poi, spiega Lucchini, ha determinato un profondo cambiamento dal punto di vista geografico: prima il volontariato era molto legato al territorio di residenza e lì vi si svolgeva, anche appartenendo a organizzazioni che operano a livello nazionale o internazionale. Con la pandemia invece si è concretizzata la possibilità del volontariato digitale.
Il volontariato in Europa
Paese che vai volontariato che trovi. La storia di ogni singolo Paese si riflette sulla nascita e le caratteristiche del volontariato praticato in quella nazione. Nei Paesi dell’Est ad esempio, che vengono da storie di dittatura, difficilmente si riesce a offrire gratuitamente la propria disponibilità e le organizzazioni fanno affidamento su dipendenti più che volontari. In Germania invece pubblico e privato hanno finanziato il mondo ecclesiastico perché si facesse carico dell’aspetto sociale.
Un dato interessante è l’apertura delle nuove generazioni al volontariato internazionale. Un’opportunità resa possibile anche dalla migliore conoscenza dei giovani d’oggi delle lingue straniere.
Opportunità e criticità del volontariato
L’informalità potrebbe essere considerata una criticità, perché potrebbe ridurre la capacità di incidere sulla realtà. Ma allo stesso tempo può diventare opportunità se questa è la forma in cui le persone di oggi riescono a impegnarsi.
Il Bene accade. Anche fuori dalle organizzazioni. “Il volontariato è un’espressione della persona” come dice Lucchini e pertanto si declina in varie forme, anche fuori dalle strutture convenzionali. Esistono molti gesti di cura, privati, non registrati nei dati delle tabelle, che però hanno un impatto sociale altissimo.
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