La ricchezza del bene

È passato più di un anno da quando Papa Francesco aveva lanciato un appello a economisti, imprenditori, change makers per incontrarsi durante l’Economy of Francesco e cambiare l’economia attuale animando quella del domani.  Un invito che era stato accolto da migliaia di giovani provenienti da 115 nazioni diverse. Un evento mondiale, di tre giorni a fine marzo 2020, pensato per stringere un patto e crescere insieme ma che purtroppo è stato rimandato per fronteggiare l’emergenza CoronaVirus.

Dell’Economy of Francesco rimane comunque il desiderio di continuare a riflettere su come porre la persona al centro dell’economia. Un’economia nuova, più giusta, inclusiva e sostenibile. Un’economia che Safiria Leccese, giornalista televisiva, ha conosciuto davvero e che ha voluto raccontare all’interno di un libro perché si è sentita “libera di testimoniare qualcosa di buono: imprese ed imprenditori che salvano, tutelano e rispettano”.

Dopo anni passati a raccontare il dolore della cronaca italiana, il percorso professionale porta Safiria ad occuparsi di politica e di storie che danno spiragli di luce. In quelle notizie la giornalista intravede messaggi di speranza che vanno oltre le parole e si concretizzano in fatti che l’affascinano e che inizia a custodire dentro di sé. Come un fiume che scorre lento ma inesorabile, l’attenzione della giornalista si rivolge verso quegli uomini e quelle donne che quotidianamente si rimboccano le maniche e con il proprio lavoro costruiscono modelli di crescita capaci di rispettare l’ambiente, tutelare la vita, donare equità sociali e garantire dignità alle persone.

Così, quando riceve l’invito a presentare il Premio “Imprenditori per il Bene Comune”, all’interno del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, Safiria accetta volentieri. Lì incontra imprenditori che guidano imprese coniugando sviluppo economico, rispetto dell’ambiente e crescita delle comunità delle quali fanno parte.

Così il profitto diventa strumento e le persone fine. Così la ricchezza assume un altro significato: diventa espressione di una bellezza e di un Bene che esiste in quanto condiviso col “noi” di una comunità di persone.

“Di solito non mi piace ripetermi, ma per il Festival della DSC e per questo Premio ho fatto un’eccezione perché esperienze così sono belle”. E in qualche modo segnano. Al Festival coordinato da mons. Adriano Vincenzi, Safiria partecipa per tre anni: due da conduttrice e uno da spettatrice perché le storie che prendono voce sul palco sono una calamita per il cuore e per la mente. Guardare negli occhi persone che sono state spinte prima al bene e poi a ideare imprese o all’incontrario che hanno deciso di trasformare in bene ciò che la vita aveva loro regalato, è un segno. Dalle loro esperienze prende forma l’idea di questo libro che nasce “dopo una serie di incontri perché poi sono gli incontri che fanno la vita – racconta Safiria – In occasione del decimo anniversario del Premio Imprenditori per il Bene Comune avevo scherzato sulla possibilità di fare una raccolta di storie così significative”. Un frangente di secondo, il tempo di dirlo, e quell’idea prende forma nelle menti di chi l’ascolta. “Lo avevo proposto io, è vero, ma non ero sicura di prendermi la responsabilità di questo scritto” perché il tempo tra la vita personale e professionale è poco e perché il bene non fa notizia. Poi però accade qualcosa. Monsignor Vincenzi prende il treno, scende nella città di Safiria, la invita a bere un caffè e seduti al tavolo di un bar tira fuori il suo pc e le dice che aveva segnato delle storie da cui partire e che se c’era una persona che poteva fare quel libro era lei. “Don Adriano questo libro non ha potuto leggerlo ma ha lasciato in me un germoglio fecondo che ha preso vita” ammette Safiria ricordando il padre fondatore del Festival. E senza accorgersene in sei settimane la giornalista si trova a fare dieci viaggi da Bolzano a Palermo. Incontra persone, visita aziende, raccoglie testimonianze che scrive durante gli spostamenti in treno e nelle ore notturne.

“Ho deciso di scrivere questo libro perché c’è una parte di mondo che opera già un’economia di progresso, sostenibile e di comunione – dice Safiria – e questo messaggio non possiamo tacerlo. Deve arrivare, deve arrivare a tutti, perché fare bene non è qualcosa da perdenti, è un modo di lavorare che cambia prospettiva ma crea valore rispettando”.

Il libro La ricchezza del bene. Storie di imprenditori fra anima e business racconta di multinazionali e imprese che hanno creato un’economia virtuosa vincendo la scommessa che si può fare del bene producendo ricchezza. Racconta modelli equi a cui ispirarsi e guide aziendali che prima di dettare regole hanno stretto patti silenziosi con i dipendenti e con le comunità. Aziende che fatturano, pagano tasse, commercializzano e fanno i conti con la realtà, una realtà come quella attuale da cui non si nascondono ma che, sottovoce, aiutano con donazioni, contratti di garanzia per i dipendenti, tutele per la cittadinanza.

Il libro, che doveva essere presentato proprio durante l’Economy of Francesco, racconta di quel nuovo stile economico che anche il Papa invita a realizzare. Un modello in cui tutti diventano protagonisti facendosi carico di impegni individuali che sommati danno voce a un nuovo umanesimo.

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