DOLCI SPERANZE: la Cooperativa L’Albero del Pane
Definire L’angolo dolce una pasticceria sarebbe limitativo perché all’interno non c’è solo un bancone in cui acquistare torte, pasticcini e gelati. C’è una sinergia di intenti, la volontà di aiutare giovani ragazze a costruirsi un futuro e a credere che anche per loro, nonostante tutto, ci sia qualcosa di buono da realizzare.
“La cooperativa Albero del Pane rappresenta un’opportunità di rinascita per le ragazze che hanno subito violenza o escono da percorsi di abusi e dipendenze – racconta il presidente Augusto Rocchi – Lavoriamo perché possano innamorarsi di nuovo della vita, innescando in loro il desiderio di crearsi un domani”.
In sinergia con la Congregazione religiosa e l’Associazione Gruppo di Betania Onlus, la cooperativa sorge quattro anni fa per rilevare due importanti pasticcerie milanesi ed avviare una nuova progettualità sociale. “Il tasso di abbandono scolastico per le ragazze che nella vita si sono trovate a vivere situazioni dolorose è elevatissimo. Vivono il presente, hanno paura, si sentono indifese, sono sospettose. Alcune si nascondono, altre affrontano la vita di petto. Tutte loro seguono un percorso di tutoraggio di natura psicologica ma anche sociale perché la pasticceria rappresenta un luogo sicuro in cui possono ri-appropriarsi della loro età, imparare un mestiere e confrontarsi con la normalità nella speranza che maturino la voglia di tornare sui banchi di scuola per certificare la loro professionalità”.
All’interno della pasticceria lavorano ragazze che vengono segnalate alla cooperativa da Villa Luce (casa d’accoglienza della congregazione), dal tribunale o dai servizi sociali. “Solo a Milano ci sono circa 3000 ragazze l’anno che affrontano situazioni di difficoltà. Per questo abbiamo voluto che la cooperativa fosse una nave-scuola che ispira le ragazze, consente di acquisire competenze tecniche e relazionali e le riporta alla vita”. Infatti in pasticceria le ragazze lavorano solo per tre mesi e sulla base delle loro competenze vengono collocate alla vendita o alla produzione.
“La pasticceria è un luogo di lavoro pulito, elegante, cortese. Lavorare all’interno di un ambiente simile significa educare la persona ad avere un approccio personale oltre che professionale di questa natura” racconta il presidente. La pasticceria diventa quindi un banco di prova sia nel rapporto tra colleghi e superiori sia nel rapporto con la clientela. “È una grande scuola di socializzazione. Qui i rapporti diventano un’occasione per prendersi cura dell’altro, del prodotto che vendi e di te stesso”.
Con il supporto di due pasticceri professionisti e la collaborazione con una delle scuole di ristorazione più importante della città, più di 120 ragazze hanno provato le gioie e le fatiche derivanti dall’attività professionale. Impastare, sfornare, pulire. Ordinare, controllare, monitorare. Riceve e salutare. Ma anche gustarsi le espressioni estasiate di chi mangia pasticcini, biscotti, marron glacés, praline, cioccolatini o di chi torna a ordinare torte, panettoni e zuccotti. E più della metà ha proseguito con attività professionali o iscrivendosi a scuole di specializzazione.
“Siamo convinti che studio e lavoro siano i due ingredienti fondamentali per la crescita di qualsiasi persona – conclude Augusto – e ci auguriamo di tornare presto ad aprire la pasticceria per tornare a portare un po’ di dolcezza in città”.