Impresa sociale: dall’intuizione alla creazione di una comunità

Nel ventunesimo episodio del podcast “Intraprendenti. Storie di chi, nel Terzo Settore, genera futuro” parliamo dell’esperienza di Manuele Cicuti, presidente e direttore terapeutico della cooperativa Il desiderio di Barbiana e con l’avvocato Carmine Stringone approfondiamo caratteristiche e sostenibilità dell’impresa sociale.

Sono le esperienze concrete che ci trasformano, ci definiscono e ci orientano nella vita. A Manuele è successo così: ha varcato le porte di un centro disabili e si è aperto alla relazione con quei volti sorridenti. Lì ha trovato la sua felicità e ha scoperto cosa voleva fare della sua vita.

Dopo gli studi in Scienze dell’Educazione continua ad approfondire le sfumature della psiche umana e si specializza nell’approccio lacaniano della psicologia clinica. Cerca di capire quali ragioni si nascondono dietro alla sofferenza. Ma accanto al desiderio di conoscenza, sente una richiesta d’aiuto cui non vuole sottrarsi.

Ci sono persone con problematiche troppo importanti, comportamenti troppo aggressivi, troppe difficoltà famigliari, che restano escluse da un sistema incapace di prendersene cura. Manuele vuole dare una risposta al loro bisogno.

Condivide questo progetto con altri compagni d’avventura e dà vita a Il Desiderio di Barbiana. Due strutture residenziali, un progetto di agricoltura sociale e un birrificio artigianale. Un luogo protetto ed inclusivo per bambini e giovani adulti con autismo e complesse sofferenze psicologiche.

Manuele ha seguito un desiderio, ogni giorno la passione aumenta e la sua fatica è ripagata. Come lo sa? Vivere per far vivere bene anche gli altri lo rende felice.

Il desiderio di Barbiana, cooperativa e imprese sociali

Il Desiderio di Barbiana, aps, cooperativa e impresa sociale, si trova a Fiano Romano, nella provincia nord di Roma. Accoglie minori e giovani adulti con disturbi dello spettro autistico e gravi problematiche psicologiche. In collaborazione con la diocesi di Civita Castellana, ha aperto due strutture residenziali, una per adolescenti e una per adulti e avviato progetti di inclusione socio-lavorativa. Un birrificio artigianale, un agriturismo, un ristornate inclusivo e solidale e un’azienda agricola. Luoghi in cui i 18 ragazzi che vivono nelle strutture residenziali possono sperimentarsi ed emanciparsi, ma cui hanno accesso anche i tanti giovani del territorio che vivono una condizione di marginalità, esclusi dal legame sociale e dalle possibilità di un approdo psicologico.

Dar vita a un sogno

Trasformare un’intuizione in un progetto di vita non è cosa semplice. Ma come ricorda Manuele Cicuti nel podcast “a volte bisogna fare una scommessa di fronte alle cose importanti della propria vita”. Aggrapparsi al proprio sogno con entusiasmo e passione però non è sufficiente. Serve molto di più:

  • Responsabilità
  • Studio del bisogno
  • Analisi del territorio
  • Tempo e studio dedicato alla preparazione della progettualità
  • Approfondimenti “laterali” (amministrativi, giuridici, sociali)

E poi serve un team. Un gruppo di lavoro competente che crede e investe nel progetto.

Per passare dall’intuizione alla strutturazione del quotidiano serve una struttura organizzativa e amministrativa. È un percorso complesso, ma necessario, perché il solo entusiasmo non crea realtà.

Impresa sociale e impresa commerciale: somiglianze, differenze e sostenibilità

Carmine Stringone, avvocato del mondo non profit, spiega che per trasformare un’idea in un progetto concreto,uno dei temi principali da affrontare è la sostenibilità economica e finanziaria.

L’impresa sociale, come l’impresa commerciale è attività di impresa, ovvero esercizio di un’attività in modo professionale e organizzato. La professionalità indica l’esercizio continuo e stabile dell’attività. L’organizzazione si traduce nel coordinamento prudente e razionale delle risorse umane e materiali.

L’impresa commerciale, che nasce per esercizio di un’attività di scambio di beni e servizi nel libero mercato, è chiamata alla realizzazione di un utile. L’impresa sociale, che si propone il conseguimento di finalità sociali ed altruistiche, può anch’essa svolgere attività economica ma non la deve snaturare. È una differenza teleologica, cioè di finalità.

La sostenibilità economica delle due realtà va dunque intesa in modo differente. L’impresa commerciale è sostenibile se crea ricchezza e attraverso questo persegue la finalità di lucro e autofinanziamento. Un’impresa sociale invece è economicamente sostenibile quando crea valore, cioè quando nasce e rimane, perché riesce ad autorigenerarsi, una fonte di produzione di valore per le persone.

Il finanziamento delle imprese sociali

L’approvvigionamento delle risorse finanziarie delle imprese sociali, il cosiddetto fundraising, è un problema fondamentale per le imprese sociali. Esistono vari soggetti che possono erogare finanziamenti:

  • Privati cittadini
  • Enti filantropici
  • Pubblica amministrazione
  • Istituti bancari (ad esempio attraverso forme agevolate di finanziamento)

La Riforma del Terzo Settore prevede inoltre formule che incentivano le erogazioni liberali attraverso forme di deducibilità fiscale, l’emissione di titoli che possono essere sottoscritti da privati a favore di enti non profit e la semplificazione della tassazione diretta o indiretta degli enti non profit.

La fonte principale di approvvigionamento restano però i finanziatori esterni e i donatori. Per coinvolgerli le imprese sociali devono garantire:

  • Stabilità della governance
  • Gestione efficiente
  • Trasparenza

Il primo requisito si ottiene, fin dalla costituzione dell’ente, definendo in modo stringente le regole che presidiano la governance, la precisa distinzione tra direzione e gestione, gli indirizzi gestionali precisi e i processi di controllo sull’attività degli organi statutari.

Per quanto riguarda l’efficienza della gestione lo strumento indicato dalla normativa è il bilancio di missione. A differenza del bilancio d’esercizio che raccoglie in sé le informazioni di tipo economico, quello di missione rendiconta l’attività economica ma soprattutto l’utilità dei risultati della gestione rispetto alle esigenze della comunità territoriale di riferimento.

La trasparenza, o accountability, coinvolge il tema del rischio nelle sue varie articolazioni (reputazionale, operativo, economico) e indica il dovere dell’impresa sociale, non solo giuridico, di dare completa e corretta rappresentazione dell’utilità sociale dell’attività rispetto alle esigenze del territorio.

Quando questi criteri vengono rispettati, sostiene l’avvocato Stringone “l’ente non profit riesce a integrarsi con la comunità di riferimento, cioè la comunità sposa la mission e il progetto dell’ente”. Proprio nel rapporto con il territorio si cela la possibilità di dare piena realizzazione all’intuizione iniziale individuale. “L’impresa sociale” afferma infatti Stringone “si realizza in modo pieno quando si trasforma in un’esperienza condivisa di comunità”.

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