Rondine, una cittadella per la pace

Rondine cittadella della pace

In un mondo sempre più dilaniato dalle guerre, esiste in Toscana un’organizzazione che promuove la trasformazione creativa del conflitto attraverso l’incontro, la convivenza e lo sviluppo educativo e formativo dei giovani.

Rigenerare l’uomo. E’ questo uno degli obiettivi promossi da Rondine Cittadella Pace, un’organizzazione non profit impegnata da oltre 40 anni nella riduzione dei conflitti armati del mondo attraverso progetti di formazione, diplomazia e innovazione sociale. “Si parla di guerra solo quando scoppiano i conflitti ma la verità è che i conflitti scoppiano quando la quotidianità è ammalata. Non è una questione da capi bensì un reticolo di relazioni che funziona con logiche conflittuali. Noi lavoriamo all’interno di queste relazioni per creare un altro pensiero” – racconta Franco Vaccari, presidente dell’ente.

La nascita di Rondine

Rondine nasce da un sogno di ospitalità e dialogo e da un percorso di comprensione sviluppato in collaborazione tra i fondatori. “Siamo fieri dell’inizio con la pala in mano e con il cemento” ricorda Franco facendo memoria della profonda ristrutturazione del borgo medioevale in cui oggi sorge la Cittadella della Pace. “Volevamo costruire un luogo capace di creare identità orientate alla pace” e così nel 1988 inviano una lettera a Raissa Gorbačëva per tentare di aprire un canale di comunicazione con l’Unione Sovietica. La risposta, con l’invito della first lady a Mosca, apre la strada al lungo cammino di diplomazia popolare.

La Cittadella della Pace

Nel borgo iniziò un’esperienza di accoglienza di studenti russi e ceceni che permisero a Rondine di mettere a fuoco il loro obiettivo. “Non volevamo fare uno studio di geopolitica. Volevamo persone capaci di mettersi in gioco in modo integrale per cambiare il pensiero e portare nei territori feriti dai conflitti azioni di pace”.

Nel 1997 nasce la World House, il cuore di Rondine, uno studentato internazionale che ospita ogni anno 30 giovani provenienti da 25 Paesi tra Europa, Africa, America e Oriente.

La scuola offre un programma biennale che si articola in tre contesti: quotidiano, formativo e accademico. I partecipanti sono selezionati da Paesi imperniati da conflitti che accettano di vivere a contatto con il proprio “nemico”. Giovani con un acceso interesse intellettuale, stabilità psicologica, disponibilità a mettersi in gioco e vocazione civile per il proprio popolo. “Abbiamo un percorso di selezione rigoroso perché dobbiamo trovare le persone giuste. Qui israeliani e palestinesi vivono insieme, come russi e ucraini o russi e ceceni… e all’inizio è uno shock”.

Convivere in un francobollo di terra abbatte l’idea di nemico. Nella World House i giovani si rendono conto che nemico è solo un’invenzione perché in realtà si tratta di una persona con sogni, desideri, bisogni comuni. “Quando si guarda in faccia ciò da cui si vorrebbe fuggire, si può intraprendere un percorso innovativo che parte dalla condivisione del dolore e della rabbia che la guerra ha prodotto per investire quell’energia in un modello di trasformazione creativa”.

I cambiamenti di Rondine

In questi anni di studio sul campo Rondine ha affinato un metodo che non si concentra solo sulle conflittualità di territori in guerra. “I primi giovani che arrivavano, venivano con una sacchetta e il cambio. Oggi i ragazzi hanno cose e hanno viaggiato. Un tempo i giovani erano confinati in gabbie, oggi, nonostante la globalizzazione, vivono con chiusure multilivello” racconta Franco. Stanno crescendo le appartenenze sovraniste, il bisogno di salviamoci noi lasciando indietro gli altri. Persiste una diffidenza di fondo, il mettere la distanza tra il noi e loro. “Per questo abbiamo siglato un accordo ministeriale che riconosce una sperimentazione nazionale che porta il metodo di trasformazione creativa del conflitto anche in 25 scuole italiane per permettere agli adolescenti di affrontare in modo positivo il conflitto interiore, intergenerazionale, razziale”.

Il metodo Rondine

“Siamo artigiani di umanità. Sappiamo di essere piccoli in questo oceano di vita ma esistere per noi è importante” ammette Franco. Per questo l’11 novembre dalle 9 del mattino alla Pontificia Università Lateranense, Rondine organizza un convegno per presentare un lavoro di riflessione che offre risposte alle questioni cruciali che sta vivendo oggi la società. L’evento, nel quale presenzierà anche Fondazione Cattolica, è aperto alla cittadinanza.

Ti è piaciuto questo articolo? Scopri altre storie di enti accompagnati da Fondazione!

Commento

I commenti sono chiusi.

Fondazione CattolicaVerona
Via Adua, 6 37121 Verona (Italia)
T. +39 045 80 83 211

fondazione.cattolica@generali.com

Governance - Note legali - Statuto - Modello 231 e procedura WhistleblowingPrivacy e Cookie policy

©2022 Fondazione CattolicaVerona - Codice Fiscale 03568950236

Seguici sui Social: