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Attivare le risorse dei giovani per rigenerare le comunità

Intraprendenti

Nel diciassettesimo episodio del podcast “Intraprendenti. Storie di chi, nel Terzo Settore, genera futuro” parliamo di come innescare le risorse dei giovani per favorire un cambiamento sociale con Mario Cappella, direttore di Fondazione Comunità San Gennaro e Davide Bulighin, Direttore di Confocooperative Verona.

Mario da bambino sognava di essere d’aiuto agli altri. Pensava avrebbe fatto l’educatore, per stare accanto ai bambini che vivono in condizioni di marginalità, ma crescendo scopre l’emergenza sociale della tossicodipendenza. Accogliere e sostenere i ragazzi durante il percorso di disintossicazione non è però sufficiente per farli tornare a essere padroni del loro destino. Allora apre un centro diurno e comprende che il loro percorso di rinascita è lungo, faticoso e che hanno bisogno di immaginare un progetto di vita per guardare al futuro.

Obiettivo: rigenerare una comunità

Mario non sfugge, sa stare nel bisogno e per questo decide di aiutare Don Antonio Loffredo al Rione Sanità, un quartiere dove i palazzi e le persone sono dimenticate e “diroccate”. Sotto questa patina degradata Mario scopre che c’è di più: vede la bellezza dei palazzi ottocenteschi, gli occhi curiosi e pieni di vita dei giovani, la voglia di riscatto… un’energia generativa, schiacciata dalla povertà, che può rifiorire!

Nasce così La Paranza, una cooperativa in cui giovani del quartiere promuovono il patrimonio artistico locale, organizzano visite guidate alla Catacombe e utilizzano la cultura come strumento di rigenerazione urbana e umana. Anche Fondazione San Gennaro e Officina dei Talenti perseguono lo stesso obiettivo: contrastare la povertà educativa, sociale, economica e spirituale attraverso progetti di impresa, che valorizzano le persone creando legami di comunità.

Il suo sogno di bambino si è avverato: negli occhi di 200 giovani occupati e oltre 2 mila persone seguite, Mario vede che il bene sta prendendo forma e che il rione sta rinascendo, perchè davanti all’estrema povertà puoi scegliere: o lasci emergere la bruttezza delle persone o ti impegni per far uscire la loro bellezza”.

Attivare le risorse dei giovani per favorire il cambiamento sociale

La rigenerazione di una comunità passa attraverso la capacità di valorizzare le risorse e l’energia creativa delle nuove generazioni.

Ma quali sono i numeri del lavoro in Italia?

Gli ultimi dati Istat rilevano:

  • un tasso di occupazione al 61,8%, in aumento del 2,2% rispetto all’anno scorso (+520mila unità).
  • La disoccupazione totale scende al 7,5% (-3,6% a confronto con i dati 2022), ma quella giovanile, seppure in diminuzione, è al 21,0%.
  • Il numero degli inattivi è al 33,1%, -3,6% rispetto l’anno precedente.

La disoccupazione giovanile presenta quindi all’incirca i medesimi dati della media europea. Quello che caratterizza la situazione italiana è il numero dei Neet.

Una categoria che rappresenta energia inespressa, potenzialità non realizzate. È qui che si può e si deve intervenire.

Il numero dei giovani che non lavorano e non studiano nel 2022 è stato stimato dall’Istat pari al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni, con maggiore incidenza nel Mezzogiorno (il doppio rispetto al Centro Nord) e tra le femmine  (20,5%) rispetto i maschi (17,7%).

Sono valori sicuramente in calo, ma a livello europeo il dato è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12,0%) e tedesco (8,6%).

Davide Bulighin, Direttore di Confcooperative Verona, rileva che la situazione dei Neet ha un riflesso negativo sia sullo scenario sociale che economico. Da un lato infatti la gestione di questi soggetti prevede anche forme assistenziali e dunque fondi che potrebbero essere impiegati in politiche attive del lavoro, dall’altro lo status di Neet produce un processo di segregazione individuale che condiziona i livelli di capitale sociale, civico e relazionale della società, limitandone la sua coesione.

Possibili soluzioni per attivare le risorse dei giovani

Sono tre le possibili soluzioni indicate da Bulighin:

  • potenziare gli incentivi all’assunzione e gli sgravi contributivi per i giovani, in modo da incentivare le aziende ad effettuare anche investimenti formativi sulle figure junior interne.
  • Colmare lo skills mismatching, ovvero il gap tra la proposta formativa e le prospettive di sviluppo socio economico delle aziende italiane. Un elemento, questo, che impatta sulla competitività del nostro Paese.
  • Ridisegnare il sistema di politiche attive del lavoro, in modo che le risorse attualmente fuori dal mercato del lavoro possano avere tutti gli strumenti per riattivarsi.

Al di là delle politiche economiche, è necessario “promuovere azioni di prossimità che adottino un modello d’intervento trasversale alla molteplicità delle problematiche” che accompagnino questi ragazzi “disattivati”, che spesso provengono da contesti sociali complessi e ad alta marginalità sociale. Ma non solo: serve attivare stimoli all’empowerment personale, per concorrere al percorso di emancipazione e inserimento lavorativo, in un vero progetto di vita.

Un contributo fondamentale può essere fornito dal Terzo Settore, per implementare politiche inclusive che promuovano lo sviluppo di percorsi personali orientati a sviluppare progetti di vita, dalla formazione all’inserimento lavorativo, dal potenziamento delle attitudini relazionali alla programmazione di percorsi di sviluppo individuale o collettivo.

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Vuoi saperne di più sull’attività di Mario Cappella e sulla possibilità di rigenerare le persone? Leggi l’articolo che gli abbiamo dedicato.