Per guardare oltre il limite c’è Cuore 21
C’è un momento nella vita in cui cambia tutto. A Maria Cristina è accaduto 33 anni fa quando diede al mondo la sua bambina. Una bambina down. “Quando me la diedero in braccio ricordo che chiesi Quale differenza c’è tra le persone down? e il medico mi rispose La differenza la fa l’educazione”. In quel frangente Maria Cristina capì che spettava a lei e alla sua famiglia fare il meglio per crescere quella piccola.
E allora si misero a cercare, a trovare spazi educativi che potessero far emergere il massimo delle capacità della bambina. “Per sette anni ogni settimana salivamo da Riccione a Milano perché mia figlia suonava in un’orchestra sinfonica. È stato impegnativo? Certo che lo è stato, ma per lei era un’esperienza importante e a quei tempi, qui non trovavamo nulla con quel valore”. È un dato di fatto: la disabilità in famiglia focalizza le scelte, permette di vedere cosa è importante e cosa lo è meno.
Poi arrivano gli anni ’90 e con essi una grande novità per Riccione: viene fondata l’associazione di volontariato Centro 21 uno spazio voluto dai familiari di persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva, volontari, amici e simpatizzanti per offrire sostegno quotidiano e lavorare sulle abilità dei ragazzi consentendo loro di diventare sempre più autonomi. L’associazione si occupa da subito di adolescenti e adulti, pone al centro la persona con le sue caratteristiche e le sue vulnerabilità, e si preoccupa di creare percorsi educativi abilitanti per gli utenti.
“L’esperienza associativa fece capire che potevamo fare ancora di più. Così nel 2015 abbiamo fondato la cooperativa Cuore 21 e la prima cosa con cui siamo partiti è stato un centro estivo per bambini. Per tutti i bambini indipendentemente dalle loro abilità – racconta Maria Cristina presidente della cooperativa – Cuore 21 ha una funzione educante sia per le persone che in esso seguono percorsi educativi, sia per la città. Crediamo nell’integrazione e seguendo questo obiettivo abbiamo ideato una serie di servizi che evidenziano le abilità attraverso la capacità espressiva”. Ogni persona possiede delle risorse che possono essere messe a frutto per gli altri. La danza, il teatro, le letture animate consentono ai ragazzi con sindrome di Down di prendere confidenza con le proprie capacità trasmettendole all’esterno. La cooperativa ha infatti creato una rete con musei, alberghi, locali, scuole di ballo, scuole del territorio in cui i ragazzi diventano animatori di attività. “Lo facciamo perché i piccoli si accorgano che nella disabilità c’è bellezza, non ci sono solo limiti, e questo permette di far rivalutare anche agli adulti il concetto stesso di disabilità”.
Appena nata la cooperativa seguiva i ragazzi a partire dall’età adolescenziale. Le numerose richieste delle famiglie li hanno spinti a ideare percorsi anche per i più piccoli per tracciare una strada formativa volta allo sviluppo delle autonomie personali, sociali e lavorative. “Realizziamo progetti lavorando in modo individualizzato con percorsi che si modificano in itinere, rivisti e condivisi ogni anno con le famiglie e con i servizi. Nella prima fase di vita sono di tipo socio-educativo e relazionale mentre poi si iniziano a sperimentare le autonomie professionali attraverso alcuni laboratori – racconta Maria Cristina – Abbiamo creato collegamenti sia con il mondo scolastico che con il mercato del lavoro. Stiamo attenti a creare ponti con realtà professionali che diano contratti veri, a tempo indeterminato ai ragazzi, perché crediamo nelle loro capacità e siamo consapevoli che possano diventare fonte di ricchezza per la comunità”.
Nella cooperativa lavorano 9 persone e ci lavorano con il cuore perché quando si inizia un percorso personalizzato, quel percorso dura una vita intera sia con la persona che con la sua famiglia. Ogni estate incontrano più di 60 bambini ai centri estivi, seguono 35 utenti con disabilità durante l’anno e portano beneficio ad un’intera città. Viene da chiedersi come sia possibile in poco tempo riuscire a realizzare una rete attenta alle attività della cooperativa. “Siamo riusciti a fare tutto questo perché la città ha riconosciuto l’impegno della nostra associazione – testimonia Maria Cristina – Ed è attraverso il riconoscimento di questo impegno che èaumentata la fiducia nei nostri confronti insieme alla nostra credibilità. Solo così è possibile creare un servizio utile, di valore e di impatto sociale”.