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Giovani e Terzo Settore: cosa hanno scoperto gli studenti UNIVR

Giovani e Terzo Settore: cosa hanno scoperto gli studenti UNIVR

Valore della diversità e dell’inclusione, ambienti di lavoro stimolanti e creativi, opportunità di crescita e sviluppo di idee. Sono queste le ambizioni che hanno i giovani per il mondo del lavoro e, inaspettatamente, per molti di loro il Terzo Settore diventa un ambito a cui prestare attenzione.

“Un mio grande sogno è quello di aprire un luogo di cultura dove unire le mie passioni: il mondo del sociale, la musica, l’arte e la natura” racconta Diana studentessa magistrale in Editoria e Giornalismo che insieme ad altri 19 studenti dell’Università degli Studi di Verona ha partecipato ad Out of the Standard la sfida lanciata da Fondazione Cattolica in collaborazione con C-Lab Verona per innovare il settore non-profit.

Cambiare opinione

Il desiderio di Diana si sposa con la voglia di mettersi in gioco che il 100% degli studenti ha manifestato in questi mesi di lavoro. Conoscere il mondo non profit è stato per tutti una scoperta nonostante la maggior parte dei giovani avessero maturato esperienze di volontariato.  “Ho sempre pensato che fare impresa e fare non-profit fossero due binari paralleli che non si incontrano mai. Mentre ho compreso che forse, l’unico vero modo per fare davvero bene impresa è coniugare i due aspetti” ammette Naomi, studentessa di Lingue e culture per il commercio internazionale. Gli incontri con gli imprenditori sociali hanno aperto un mondo pressoché sconosciuto. “Il non-profit credevo fosse un settore di nicchia, senza possibilità di crescita. Invece durante la sfida ho potuto vedere realtà molto ben strutturate e organizzate che operano anche a livello internazionale e ho capito che un mercato sociale in espansione è possibile ed auspicabile” racconta Mariavittoria, iscritta a Lingue per la Comunicazione turistica commerciale.

Trovare valori veri

Auspicabile perché “ciò che si vive in un’impresa sociale conferma quanto sia geniale e potente una realtà che non esclude nessuno a prescindere da dove viene, chi è e cosa sa fare” testimonia Martina, studentessa di Lingue per il commercio internazionale perché “ognuno di noi può dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia e quando lo si somma al valore degli altri porta ad ottimi risultati” commenta Cecilia, iscritta a Marketing e Comunicazione.

Un valore imprescindibile che pone attenzione a chi è più fragile e vulnerabile e che non resta indifferente ai giovani d’oggi. “Abbiamo bisogno di costruire un domani fatto di inclusione, uguaglianza ed etica. Di rispetto per le persone, per l’ambiente e per se stessi continuando a favorire la crescita personale” afferma Ilaria, laureata in Lingue per le relazioni internazionali.

Riconoscere prodotti etici

Un domani che le 12 imprese sociali incontrate dagli studenti durante la sfida “Come creare un mercato inclusivo per i prodotti sociali” stanno già realizzando insieme a giovani con disabilità, immigrati, detenuti, ex detenuti, donne vittime di violenza, NEET e nuovi poveri. Un lavoro che si traduce la speranza in concretezza che prende forma in prodotti confezionati, artigianali ed esperienziali a cui gli studenti si sono sentiti vicini. “Dietro ogni prodotto c’è una storia reale, vera” pensa Mariavittoria, per questo “desidero veicolare una consapevolezza culturale nei consumatori che si approcciano al mercato nella sua interezza” ammette Diana.

Libertà, creatività, sviluppo delle potenzialità delle persone e spirito d’iniziativa pronto a migliorare i servizi, sono alcuni degli aspetti dell’impresa sociale che maggiormente hanno colpito gli studenti prossimi ormai al mondo del lavoro. Loro che di domande sul futuro se ne pongono tante, di una cosa sono certi: il tempo conta. Così Ilaria conclude “Il lavoro? So solo che voglio concludere la giornata orgogliosa di aver contribuito a fare e a lasciare qualcosa di buono per gli altri e per l’ambiente”.       

Vuoi saperne di più su questa sfida? Leggi il primo articolo dedicato agli studenti        

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