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Ascolta: stiamo risvegliando armonia

Festa della donna

In occasione della Festa della Donna, per la rubrica Sguardi Inclusivi abbiamo intervistato Luciana Riggio di Africagoo e Barbara Spezini di ColoriVivi, per comprendere come le donne di oggi possono avviare un percorso di consapevolezza e recuperare le qualità intrinseche dell’essere femminile. Un viaggio che parte da un ascolto profondo e che ci porterà a scoprire una nuova armonia.

Esistono particolari momenti storici, in cui profonde sensibilità, elaborate per lungo tempo dalla società, giungono a maturazione. Sul fronte del tema delle donne, ora ci siamo. Ci troviamo in un’epoca di risveglio e una nuova idea di donna sta prendendo forma. Dopo millenni in cui il pensiero maschile ha modellato la storia, le donne di oggi sono in trasformazione e su più fronti stanno recuperando il potenziale inespresso.

In questo viaggio, dall’antico femminino alle donne di oggi, abbiamo scelto di farci guidare da due “esploratrici”. Donne che nel loro percorso di vita hanno saputo aprirsi all’incontro con altre culture e ne hanno ricavato bellezza.

Luciana Riggio, già docente di lettere antiche e studiosa di antropologia, ha avviato l’associazione Africagoo, che sostiene progetti solidali in Africa. Lì promuove la formazione e l’inserimento lavorativo delle giovani donne africane, per liberarle da un futuro già scritto e, attraverso l’indipendenza economica, consentirgli di generare un destino diverso.

Barbara Spezini, educatrice, direttrice dell’associazione Articolo 10 di Torino, ha dato vita alla Sartoria Colori Vivi, un laboratorio artigianale multietnico, in cui donne migranti possono sviluppare una professione, rendersi autonome e scegliere il proprio futuro.

Luciana, partiamo da te: cos’è il femminino? Quali qualità lo contraddistinguono?

Si dice che viviamo immersi in una società patriarcale, maschilista. Una concezione che individua il problema nel potere maschile. In realtà la nostra società si basa da millenni su un intero sistema di pensiero maschile. E qui sta l’ostacolo vero: non concepiamo un’organizzazione di pensiero femminile.

Per la cultura animista delle popolazioni africane subsahariane, prima dell’arrivo dei colonizzatori, l’universo era suddiviso in quattro elementi, gli stessi della filosofia presocratica greca. Acqua, terra, fuoco e aria. I primi due sono elementi femminili, gli altri due maschili. I primi sono preposti alla conservazione e riproduzione della vita e gli altri due alla distruzione della vita. Quando la forza maschile e femminile è bilanciata, la vita è armonica.

Ad un certo punto però il principio distruttivo ha superato quello creativo. La creatività è stata sopraffatta dall’esercizio del potere, che ha improntato l’organizzazione della vita in ogni suo ambito.

Distruttività sia dal punto di vista dei rapporti umani che della natura. Il femminile invece, creatore, è armonico nei confronti della natura. Con la prima mestruazione, ad esempio, entriamo in relazione con la luna e tutte noi donne siamo connesse con la natura.  L’interferenza energetica è continua. L’energia è movimento e si manifesta sotto forma di danza, come l’orbita dei pianeti. L’universo intero è un’armonia che si esprime attraverso il suono e il movimento. Se questa armonia universale entrasse nel nostro modo di vivere, ci trasformerebbe dall’interno. Infatti se ti senti parte di un flusso di vita che continua, allora anche la paura della solitudine e della morte si annienta, perché tutto si trasforma insieme a te.

Il femminile è la capacità di lasciarsi andare al flusso della vita. Come le doglie del parto: non puoi opporti, ti lasci andare e vivi quel momento. E questo “lasciarsi andare”, fa vivere meglio.

Oggi il problema delle lotte delle donne è che stiamo partendo dall’ultimo anello: impadronirci di un potere che è però sempre inteso sul modello maschile. Se le donne per esercitare un potere devono trasformarsi in uomini, non è una vittoria per la società. È vero che in questa fase non possiamo fare una rivoluzione totalizzante, ma quello deve essere l’obiettivo.

Cosa è accaduto al femminino nell’evoluzione storica? Dall’antichità ai giorni nostri, cosa è cambiato?

Nell’epoca primigenia c’era la credenza di un femminino che intesseva il mondo. Una delle ipotesi è che sia stata la rivoluzione agricola che ha determinato la supremazia del maschile, perché sono nati i concetti di accumulo, progettazione e controllo, che sono tipici dell’energia maschile.

Oggi siamo immersi in questa sete di controllo. La scienza cerca di controllare ogni fase della vita. Un esercizio di potere che non è controbilanciato da una potenza femminile e genera una cultura artificiale, che non sa più confrontarsi con le proprie origini.

Due miti descrivono in chiave simbolica il momento in cui si è verificato questo squilibrio tra maschile e femminile. Il racconto di Adamo ed Eva, nella cultura semitica e il mito di Prometeo, in quella greca.

La coppia edenica viveva in uno stato di natura, dove la natura dava tutto. Essi avevano con Dio un rapporto di confidenza, cioè il divino era in loro. Questo perfetto stato di natura era un’assoluta beatitudine. La tentazione – mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male- posta dal serpente fu il potere. Quando Adamo ed Eva decisero di conoscere il potere, Dio uscì dalla relazione, divenne una voce esterna. Furono cacciati dallo stato di natura. La donna fu destinata a partorire con dolore, perché staccata dalla dimensione naturale e l’uomo a lavorare con fatica, perché era venuto meno il rapporto armonico con la natura.

Prometeo invece, donò agli uomini il fuoco, che rappresenta la tècne e con essa il tempo lineare, della progettazione ma anche della morte e dell’angoscia che ne deriva poiché non la si può dominare. E per questo venne punito da Zeus.

L’umanità ha quindi mantenuto a livello mitico il ricordo di una traumatica rottura con l’armonia primigenia, che ha spezzato un equilibrio e provocato disarmonia.

Chi gioverà della riscoperta del femminino?

La strada da intraprendere passa anche dal coinvolgimento degli uomini, cui finora è stato negato un vivere armonioso. I maschi sono le prime vittime di questo sistema. Basti pensare ai padri, che fino a poco tempo fa erano privati della dimensione educativa dei figli e dell’espressione della tenerezza.

Serve un cambiamento profondo e consapevole.

Ogni donna dovrebbe sentire per sé e per le sue figlie una missione: ricreare un mondo al femminile, dove non combattiamo tra noi per raggiungere il potere maschile, ma portiamo la sete di armonia al potere.

È necessario tornare in armonia con la natura e fare come il colibrì di una famosa storia africana. Il racconto narra che nella foresta scoppiò un incendio, tutti gli animali fuggirono e il colibrì, un essere minuscolo, tornò indietro e decise di fare la propria parte. Portò gocce d’acqua nel suo becco per spegnere le fiamme e con il suo esempio attivò anche gli altri animali.

Si parte da piccoli gesti, è così che si realizzano grandi trasformazioni.

E poi dobbiamo favorire rapporti interpersonali di gentilezza. Il rispetto per gli altri e per le unicità altrui. Iniziare la giornata con un sorriso. Vivere con consapevolezza. Aggiungere alla parola “progresso”, che ha guidato l’evoluzione umana, l’aggettivo “armonico”. Favorire un’economia nuova, non più basata solo sul consumo. Interrompere l’accumulo dei capitali nelle mani di pochi e ridistribuire la ricchezza.

Quello che ci attende è una rivoluzione, ma fatta di strumenti nuovi: di semina di armonia e cura del Bene comune.

Barbara, come imprenditrice sociale, da diversi anni stai incontrando donne provenienti da contesti geografici e culturali diversi. Quali caratteristiche accomunano le donne che incontri?

Le donne con cui lavoro sono migranti e rifugiate, scappate per motivi di guerra o politici. Fuggite da una violenza che le colpisce solo per il fatto di essere donne. Hanno un’identità personale e intima molto privata, che condividono raramente, ma se riesci ad entrare in questo canale puoi scoprire una bellezza incredibile.

Se dovessi elencare dei punti comuni direi: intelligenza pratica, lealtà e fede.

Intelligenza pratica perché sanno leggere le situazioni, sanno avvertire il pericolo, sanno salvarsi. Sono sopravvissute a esperienze terribili. Hanno enormi traumi alle spalle, eppure, un po’come le nostre nonne che hanno vissuto la guerra, hanno un meccanismo interiore per cui il passato è passato. Non ne parlano. Guardano avanti.

Sono leali. Tra me e queste donne, lontanissime dalla mia esperienza di vita, si è creato un rapporto paritario e specchiante. È un incontro tra donne, dove non esiste la dinamica di potere. Io mi occupo di loro ma con un senso di gratitudine reciproco. Hanno cambiato il mio sguardo e attraverso di loro ho trovato il mio posto nel mondo. Sono nata qui per fare qualcosa per loro. Ed è uno scambio reciproco. Il senso della mia vita e la qualità di quello che offro ha senso se posso fare la differenza per qualcuno. Questo mi rende protagonista della mia vita.

E poi hanno fede. Un affidarsi fiducioso, dai tratti a volte magici, rafforzato dalle difficoltà che incontrano nella vita. La traversata in mare, ad esempio, che molte hanno compiuto, è un’esperienza terrificante e quando toccano terra il loro pensiero è “Dio mi ha salvata”. Spesso questo canale, della fede, è stata la porticina che mi ha permesso di entrare in relazione con loro.

Quale fatiche percepisci nelle donne contemporanee? Cosa credi che stiano ricercando le donne di oggi?

Ascolto. Le donne soffrono di condizionamenti derivanti da migliaia di anni di storia. Io dico che abbiamo bevuto il latte di nostra madre, della nonna e della bisnonna. Di generazione in generazione abbiamo ereditato un complesso di inferiorità che oggi si è trasformato in rabbia e ha rotto gli equilibri di un mondo ancora fortemente maschile. Non credo al femminismo violento. Penso che gli equilibri si raggiungano tra compensazioni di reazioni. Le donne oggi sono arrabbiate. Ma non sanno per cosa. Ci vorrà tempo e ascolto, per far uscire il dolore. Ma il cambiamento ci sarà e a farlo saranno le donne, insieme agli uomini, nelle loro reciproche diversità.

Bisogna lasciare che le ragazze di oggi sperimentino, perché hanno imparato il valore della libertà, che significa gestire da sole il limite del rispetto dell’altro. Servono i saggi e serve educazione. Il cambiamento deve passare per una scuola che fin dall’asilo nido educhi al femminile, anche nell’uomo, a un’educazione affettiva, emotiva, spirituale ampia, che accolga. 

Chi è una donna per te, oggi?

È il domani. Ha una gerla addosso gigante, indossa un vestito che ormai è un cencio e vuole cambiare abito. Diventa protagonista dei processi e deve essere una paladina di pace. Deve essere forte, per aprire una breccia nelle mura che l’hanno rinchiusa. E in questo cammino deve accompagnarsi con l’uomo e insieme abbattere i confini che limitano entrambi.

Attraverso le parole di queste donne, con gli stessi magnetici occhi chiari, abbiamo compreso che per costruire un orizzonte di pensiero femminile è necessario riscoprire le caratteristiche intrinseche dell’essere donna e tracciare un cammino condiviso con gli uomini. È fondamentale il loro coinvolgimento e per loro la strada sarà forse ancora più misteriosa. Li porterà a scoprire sfaccettature del loro stare nel mondo completamente inesplorate.

Possiamo ristabilire un nuovo equilibrio tra i due principi indissolubili del maschile e del femminile. Prima però abbiamo bisogno di ascolto, di noi stesse e da parte degli uomini, per prendere fiato, lasciar andare e risvegliare un’armonia di cui tutti potranno partecipare.

Ascoltaci: stiamo risvegliando armonia!