L’impresa sociale è cosa per giovani?

L’impresa sociale è cosa per giovani?

Lavoro, crescita, sviluppo e felicità. Il 27 maggio durante il Festival Generativo tenutosi alla Stazione Rulli Frulli di Finale Emilia, 5 imprenditori sociali hanno raccontato agli studenti delle scuole superiori il senso dell’impresa sociale.

Cosa serve per intraprendere nel sociale? Idee, strumenti e modelli. Ma per far rinascere territori e persone servono anche occasioni di incontro per condividere pratiche ed ispirare buone azioni. “Quando ero un ragazzo mai avrei immaginato che un giorno sarei stato qui, in questa Stazione a presentarvi questi imprenditori che hanno scelto di creare occasioni di meraviglia per le persone. Mi auguro che oggi ve ne andiate da qui con uno zaino arricchito!” ha introdotto Federico Alberghini, Presidente della Stazione Rulli Frulli.

il festival generativo

Laura Solieri, giornalista ho moderato la tavola rotonda in cui Alessandra Tore, Direttrice Muma Hostel e EcoIstituto mediterraneo (CA), Mauro Fanchini, Direttore coop. Sociale Il Ponte (NO), Alessandro Menegatti, Presidente coop. Sociale Work&Services (FE), Valerio Tomaselli, Presidente coop. Sociale Amici di Gigi e Marco Ottocento, Presidente coop. Sociale Vale un sogno hanno raccontato ai ragazzi cosa significa fare impresa sociale oggi!

1. Quale significato date al “fare impresa sociale”?

“Dare gambe e anime alle idee” racconta Alessandra che riconosce l’importanza di fare business prendendosi cura delle persone e dei territori. Per farlo “è importante riconoscere i dati, avere trasparenza nell’operatività e diventare sostenibili” continua Mauro perché quando ci si trova immersi in una società che produce scarti abbiamo sempre due scelte: chiudere gli occhi o accettare la sfida e “trasformare le comunità, le imprese, le famiglie in luoghi accoglienti che abbracciano le fragilità altrui senza vederle come limite ma come input per farci cambiare la nostra parte di mondo” ammette Marco.

2. Cosa aiuta a far crescere progetti sociali?

Valerio “Io credo che il primo vero passaggio sia imparare a riconoscere i propri desideri. Quando sei ragazzo senti dentro di te un grido. A volte si cresce scordandosi di quel desiderio che voleva essere ascoltato, altre volte lo si ascolta e lì si inizia il vero viaggio!”. Un viaggio fatto di incontri, alleanze e pensieri condivisi. “La fiducia è il primo metodo di conoscenza e di rapporto che intessiamo con la realtà e da questa bisogna partire” continua Alessandro. “Avere fiducia consente di costruire relazioni e di dare forma alle comunità. Chi lavora nel sociale riconosce una forma di Bene che è superiore e che consente di condividere la propria missione con gli altri” riporta Marco. Ed è all’interno di questa relazione che si “impara ad avere un linguaggio comune” continua Mauro, un linguaggio che Alessandra traduce in “un modo di sentire, fare, agire che diventa di rete, comunitario, creato dai più perché raggiunga più destinatari”.

3. Come si trovano compagni di viaggio?

“Uscendo dai propri confini. In cooperativa abbiamo una frase che dice: Se si sogna da soli rimane un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia. All’inizio non sono gli altri a venire in cerca di te o delle tue idee: sei tu che le devi portare loro” racconta Mauro. “Lavorando con i ragazzi mi sono reso conto che il vero bisogno del nostro tempo è essere amati. Ed è un bisogno comune a tutti anche se vogliamo nasconderlo” riflette Valerio. E quando ci si mette in cerca si scopre che spesso i bisogni degli altri sono anche i propri. “Io credo nel ruolo dei maestri: persone che non ti insegnano ma ti fanno vedere come si fa. Come guardare, ascoltare, accompagnare le persone. Sono azioni che parlano alla mente e al cuore e orientano l’agire” ammette Alessandro che invita i ragazzi ad uscire, a ricercare uomini e donne da cui lasciarsi ispirare.

l'impresa sociale e i giovani

Dalla tavola rotonda emerge il ruolo di un’impresa sociale giovane e frizzante che non si sofferma su ciò che manca ma che fa con quello che c’è a disposizione. Reti comunitarie che si attivano, progetti di agricoltura sociale che riqualificano il territorio e danno valore alle persone, iniziative di inclusione lavorativa che danno opportunità anche a chi mai avrebbe pensato di poter dire “io lavoro!”, attività culturali che recuperano le tradizioni trasformandole in attività commerciali che trasmettono valori creando occasioni.

Ma l’impresa sociale è cosa per i giovani? “Io avevo 16 anni quando ho capito che nella vita avrei fatto questo. Perché questi sono gli anni in cui riconosci cosa bisogna cambiare e ti attivi per farlo davvero!” conclude Valerio Tomaselli.

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